di Alessandra Berardi e Alessandro Gottardo, 2012
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C'era una voce finisce dove di solito la vita di una persona comune comincia: quando nasciamo. Nonostante siano passate ere da quando furono al mondo le prime forme di vita, il mistero delle origini si ripropone: è una storia infinita.
Un fulmine, il cielo, la terra, una nuvola, il cosmo, un'atmosfera, la luna, una foresta, un mare, una montagna, la neve, un deserto, la calotta polare, piante, pianeti, rocce, bagliori, animali. C'è sempre, tra i lettori di libri con le figure, qualcuno che gioca a iniziare a leggere un albo dalle immagini, invece che dalle parole, e le verbalizza (su carta o a mente), come qui sopra. Sono occhi vicini al discorso visuale, intercettano la parte figurativa del linguaggio prima del resto. C'era una voce è un libro adatto a sperimentare questo approccio alla lettura per motivi connessi ad alcune caratteristiche specifiche delle immagini di Alessandro Gottardo. Visivamente partecipiamo a un viaggio tra doppie pagine che aprono su grandi panorami. Sono vedute ampie che immaginiamo poter continuare oltre il foglio. La percezione, in certi momenti, è di essere affacciati a immense finestre. In altri, a bordo di oggetti volanti, guardando giù. In altri ancora, su un belvedere a contemplare paesaggi. […] Il paesaggio, visto con gli occhi e il pensiero di Berardi e Gottardo, è una casa per l'uomo che verrà. […] Il poemetto di Alessandra Berardi ha in comune con le immagini un canto. Esso origina in una lontananza dall'oggi e dal qui. Il tempo è una categoria che oscilla dalla prima all'ultima pagina senza che sappiamo decidere, con esattezza, dove fissare dei prima, degli adesso, dei poi. La voce di cui narra C'era una voce produce, su chi ne è investito, l'effetto di una vertigine. Essa si diffonde metafisica e fisica, filosofica e storica, interiore e universale, tra esseri umani che a lei si appassionano, mentre racconta di quando venne al mondo il mondo. Questa è una delle voci possibili della poesia. Il libro di Berardi e Gottardo dentro il linguaggio della poesia formula domande e articola un lessico visionario.
Da La storia infinita, di Giulia Mirandola, Catalogone 2012.
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C'era una voce finisce dove di solito la vita di una persona comune comincia: quando nasciamo. Nonostante siano passate ere da quando furono al mondo le prime forme di vita, il mistero delle origini si ripropone: è una storia infinita.
Un fulmine, il cielo, la terra, una nuvola, il cosmo, un'atmosfera, la luna, una foresta, un mare, una montagna, la neve, un deserto, la calotta polare, piante, pianeti, rocce, bagliori, animali. C'è sempre, tra i lettori di libri con le figure, qualcuno che gioca a iniziare a leggere un albo dalle immagini, invece che dalle parole, e le verbalizza (su carta o a mente), come qui sopra. Sono occhi vicini al discorso visuale, intercettano la parte figurativa del linguaggio prima del resto. C'era una voce è un libro adatto a sperimentare questo approccio alla lettura per motivi connessi ad alcune caratteristiche specifiche delle immagini di Alessandro Gottardo. Visivamente partecipiamo a un viaggio tra doppie pagine che aprono su grandi panorami. Sono vedute ampie che immaginiamo poter continuare oltre il foglio. La percezione, in certi momenti, è di essere affacciati a immense finestre. In altri, a bordo di oggetti volanti, guardando giù. In altri ancora, su un belvedere a contemplare paesaggi. […] Il paesaggio, visto con gli occhi e il pensiero di Berardi e Gottardo, è una casa per l'uomo che verrà. […] Il poemetto di Alessandra Berardi ha in comune con le immagini un canto. Esso origina in una lontananza dall'oggi e dal qui. Il tempo è una categoria che oscilla dalla prima all'ultima pagina senza che sappiamo decidere, con esattezza, dove fissare dei prima, degli adesso, dei poi. La voce di cui narra C'era una voce produce, su chi ne è investito, l'effetto di una vertigine. Essa si diffonde metafisica e fisica, filosofica e storica, interiore e universale, tra esseri umani che a lei si appassionano, mentre racconta di quando venne al mondo il mondo. Questa è una delle voci possibili della poesia. Il libro di Berardi e Gottardo dentro il linguaggio della poesia formula domande e articola un lessico visionario.
Da La storia infinita, di Giulia Mirandola, Catalogone 2012.
Questo libro è bellissimo. Le parole della poesia, ( poemetto non mi piace, è una parola rotonda,e le cose rotonde non si collocano bene da nessuna parte, perché rotolano via), sono un dolce canto, risuonano profonde e lontane, e sono di una bellezza toccante. Un regalo bellissimo per chiunque si accinga a vivere un passaggio importante della sua vita.
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