di Giovanna Zoboli e Massimo Caccia, 2011
18,00 | Acquistalo su Topishop
Un viaggio vissuto nella realtà. Un sogno. Quel che resta di una visione. Una esposizione di oggetti comuni e di comparse fuori dall'ordinario. Un buongiorno. Una dieta molto tradizionale. Un inizio di mattinata tutti i giorni uguale e tutti i giorni diversa. Una galleria di occhi tondi. Una voce. Sedici immagini dipinte a mano, trentadue pagine. Una stanza dove si cucina e si mangia. Una casa. Un gioco di forme che si assomigliano. Un valzer animale: ovvero La più buona colazione del mondo di Massimo Caccia, scritto da Giovanna Zoboli. [...] La più buona colazione del mondo si svolge al chiuso, tra le pareti di una casa, nello spazio di una cucina domestica. Una rapida rassegna dei titoli presenti nel catalogo Topipittori rende l'idea di quanto questi soggetti interessino l'editore, certi autori e illustratori. Pensiamo a Due scimmie in cucina (G. Scarabottolo e G. Zoboli); a Chiuso per ferie (M. Celija); a Ovunque tu sia caro coccodrillo (F. Bazzurro e G. Zoboli); a Casa di fiaba (A.E. Laitinen e G. Zoboli). Perché, per chi si occupa di narrazioni, la dimensione domestica è tematizzata così frequentemente? Che relazione c'è tra la rappresentazione degli ambienti in cui abitiamo e i nostri comportamenti, costumi, cultura? Secondo quali esperienze un'azione quotidiana, come fare colazione, può essere percepita e interpretata in termini avventurosi, anziché ripetitivi e banalizzanti? [...] La più buona colazione del mondo è il frutto di una concatenazione di impressioni originate da percezioni multisensoriali. A garantirne la riuscita, però, è qualcosa di più radicato soggettivamente e di più propulsivo della nostra capacità di sentire fisicamente. Sono gli amici. In questo caso, amici immaginari. Li rendono unici, nel loro genere, non degli attributi e delle originalità legati all'aspetto fisico o al carattere. Si potrebbero citare gli occhi inesorabilmente tondi, una certa eleganza, l'interesse nei confronti di chi li osserva, il proposito di fare bene. Tutti sono gentili e hanno un modo discreto di interferire con la realtà modificandola secondo le aspettative e i desideri di chi li chiama all'appello. A renderli unici è la loro stessa esistenza. A essere unica è la forza visionaria di chi dà loro anima e corpo, a mente. Quando, sull'ultima frase, la colazione è pronta, il sogno è compiuto ed è ora di alzarsi.
Da Quasi solo colazione, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2013.
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Un viaggio vissuto nella realtà. Un sogno. Quel che resta di una visione. Una esposizione di oggetti comuni e di comparse fuori dall'ordinario. Un buongiorno. Una dieta molto tradizionale. Un inizio di mattinata tutti i giorni uguale e tutti i giorni diversa. Una galleria di occhi tondi. Una voce. Sedici immagini dipinte a mano, trentadue pagine. Una stanza dove si cucina e si mangia. Una casa. Un gioco di forme che si assomigliano. Un valzer animale: ovvero La più buona colazione del mondo di Massimo Caccia, scritto da Giovanna Zoboli. [...] La più buona colazione del mondo si svolge al chiuso, tra le pareti di una casa, nello spazio di una cucina domestica. Una rapida rassegna dei titoli presenti nel catalogo Topipittori rende l'idea di quanto questi soggetti interessino l'editore, certi autori e illustratori. Pensiamo a Due scimmie in cucina (G. Scarabottolo e G. Zoboli); a Chiuso per ferie (M. Celija); a Ovunque tu sia caro coccodrillo (F. Bazzurro e G. Zoboli); a Casa di fiaba (A.E. Laitinen e G. Zoboli). Perché, per chi si occupa di narrazioni, la dimensione domestica è tematizzata così frequentemente? Che relazione c'è tra la rappresentazione degli ambienti in cui abitiamo e i nostri comportamenti, costumi, cultura? Secondo quali esperienze un'azione quotidiana, come fare colazione, può essere percepita e interpretata in termini avventurosi, anziché ripetitivi e banalizzanti? [...] La più buona colazione del mondo è il frutto di una concatenazione di impressioni originate da percezioni multisensoriali. A garantirne la riuscita, però, è qualcosa di più radicato soggettivamente e di più propulsivo della nostra capacità di sentire fisicamente. Sono gli amici. In questo caso, amici immaginari. Li rendono unici, nel loro genere, non degli attributi e delle originalità legati all'aspetto fisico o al carattere. Si potrebbero citare gli occhi inesorabilmente tondi, una certa eleganza, l'interesse nei confronti di chi li osserva, il proposito di fare bene. Tutti sono gentili e hanno un modo discreto di interferire con la realtà modificandola secondo le aspettative e i desideri di chi li chiama all'appello. A renderli unici è la loro stessa esistenza. A essere unica è la forza visionaria di chi dà loro anima e corpo, a mente. Quando, sull'ultima frase, la colazione è pronta, il sogno è compiuto ed è ora di alzarsi.
Da Quasi solo colazione, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2013.
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