Una stella nel buio

di Lucia Tumiati, Joanna Concejo, 2012
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Il libro scritto da Lucia Tumiati e illustrato da Joanna Concejo si fa strada nelle infanzie di due bambini. Uno di loro è Gesù. Il terreno dell'infanzia è costitutivamente humus di complessità, ma quello di cui stiamo parlando lo è al quadrato. Fatta eccezione per il momento della sua nascita e per i primi mesi di vita, cristallizzati universalmente nelle icone della Natività e della Madonna con bambino, sulla vita di Gesù da bambino sappiamo poche confuse cose, c'è buio. Se giocasse e con chi, cosa facesse quando era ragazzino, se fosse triste, arrogante, gentile, irascibile, dolce, silenzioso, impaziente, distratto, lento, se avesse amici, se andasse d'accordo con i propri genitori e fratelli, se preferisse le vite degli altri alla propria o viceversa, non sappiamo. Una stella nel buio è quanto dice di essere: una piccola luce dentro la notte nera di molti misteri. [...] Concejo attraversa le biografie d'infanzia, giuntando carte come farebbe un montatore con i fotogrammi di una pellicola cinematografica. Sono fogli quasi sempre di piccolo, piccolissimo e medio formato, pezzi di taccuino strappati, veline lievemente stropicciate, resti di vecchie buste, lucidi con qualche buco, blocchi da disegno arrivati in fondo, pagine di quaderni di altri tempi, sacchetti dove forse hanno prima alloggiato libri, bottoni, matite, carte nocciola, gialline, verdine, azzurrine. [...] Una stella nel buio non è solo letteratura. Tumiati segue il parlato dei due bambini da molto vicino, sembra assistere ai loro dialoghi, trascrivere i loro pensieri come fosse anche lei bambina di Galilea, presente agli eventi narrati e testimone. «Io sto seduto qua da tanto, che le formiche mi sono salite cento volte su per le gambe. Sto seduto e aspetto che il sole giri, che lui passi e si fermi. Oggi ce l'ho fatta. “Che vuoi?” mi dice socchiudendo gli occhi per guardarmi attraverso il sole, che lo abbaglia. Mette il braccio sulla fronte, per farsi ombra. “Volevo parlarti”.». Esposti a silenzi più grandi di loro, che li distanziano, Gesù e l'amico di Gesù usano tra loro le parole, per avvicinarsi e toccarsi. Alle parole Tumiati affida un messaggio che fa breccia nelle esperienze degli adolescenti: con le parole entriamo in contatto, ci conosciamo, diventiamo amici, siamo qualcuno l'uno per l'altro. [...] Il tema maggiore di questo libro nero lo abbiamo appena nominato: è l'essere umano, tutti i suoi limiti, la sua forza interiore, la sua capacità di dubbio e di amore, la sua violenza e bontà, tutti dentro il corpo dell'infanzia che l'amico di Gesù ammette di poter solo abbracciare, «mentre le stelle brillano di luce più intensa, nella notte del mio cuore.»

Da La notte del cuore, di Giulia Mirandola, in Catalogone 2012

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I pani d'oro della vecchina

di Annamaria Gozzi, Violeta Lopiz, 2012
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«In un paese abbracciato al corso del fiume, dentro una casa bislacca, abitava una vecchia. Si dava ogni giorno un gran daffare per cucinare tante golose pietanze, e poi, la sera, sedeva alla finestra e si cullava allo spettacolo della nebbia che, salendo lentamente dal fiume, inghiottiva ogni cosa. I giorni passavano, uno dietro l'altro, senza che la vecchina della casa bislacca se ne preoccupasse. Ormai era talmente vecchia da aver perso il conto dei suoi anni.» Siamo all'inizio della storia. In copertina e sui risguardi, la vecchina è comparsa due volte, mentre è intenta a raccogliere pagnotte rosse. Della stessa scena fa parte una figura scura, senza volto, ha gambe corte, piedi e mani piccole. Pare aiuti la vecchina nella raccolta dei pani. Forse si conoscono, forse stanno per conoscersi. Non pare che l'uno disturbi l'altra, nell'aria c'è concentrazione e
silenzio. [...] Quella della vecchina è una presenza ardente, come dimostrano le pagine successive. La sua casa nel bosco è il cuore della scena, ha in comune con la sua padrona il calore che emanano i corpi vivi. Siamo certi della presenza della vecchina dentro quelle mura, perché da esse procede la stessa energia proveniente dalla figura della donna, quando si mostra esteriormente. Questa corrispondenza tra corpo visibile e corpo invisibile, è particolarmente importante in una storia dove le dimensioni della comparsa e della sparizione sono determinanti. I Pani d'Oro della Vecchina racconta ai bambini la storia di una vita che continua in una morte. Potremmo affermare anche il contrario, cioè che I Pani d'Oro della Vecchina racconta ai bambini la storia di una morte che continua in una vita. [...] Cosa c'entra la bontà di un pane con la bontà d'animo? Scrive Simone Weil, in un breve saggio intitolato La persona e il sacro (Adelphi, 2012), che «Dalla prima infanzia sino alla tomba qualcosa in fondo al cuore di ogni essere umano, nonostante tutta l'esperienza dei crimini compiuti, sofferti e osservati, si aspetta invincibilmente che gli venga fatto del bene e non del male. È questo, anzitutto, che è sacro in ogni essere umano.» È questo che trattiene e sconcerta la morte tutte le volte che le si presenta l'opportunità di rapire la vecchina e poi non lo fa. Per le stesse ragioni, la morte narrata da Gozzi e Lopiz non è temuta, le si può parlare, la si può incontrare, si può con essa cercare il dialogo e ad essa accompagnarsi senza provare paura, pur sapendo che chi è vivo trapasserà. Della morte abbiamo talvolta una percezione parziale, primitiva, intrisa di negatività e di violenza. Escludiamo di poterci avvicinare a lei, comprendendola con dolcezza, come fa la vecchina e dubitiamo che l'infanzia possa entrare in questi discorsi senza subire traumi. I Pani d'Oro della Vecchina disarma l'esercito di tabù che cinge l'argomento “morte” nella società contemporanea e mette in moto modi di pensare e di guardare alla morte e alla vita che non credevamo possibili, prima di avere letto il libro. Tra arte di impastare e filosofia scopriamo esserci punti di contatto. «Il sapore dolce e speziato scompigliò la Morte, il pane sapeva tanto di Vita. […] “Squisita,” disse la Morte masticando. “Ma non mi farò incantare un'altra volta, ormai il tuo Pane l'ho mangiato. Non perderò altro tempo. Vieni con me. Adesso.” “Ma signora Morte, non è certo per il Pane Dolce che ho abbrustolito tutte queste mandorle. I bambini aspettano ogni anno che io le impasti in una dolce spuma bianca e le trasformi in tanti torroni. L'impasto morbido deve raffreddare e solo il giorno dopo diventa croccante. Il segreto è solo aspettare.” Non siamo tra le pagine di un ricettario, ma vorremmo vederli e assaggiarli per
davvero, una notte di Natale, i dolci di questa vecchina.

Da La storia dei cambiamenti, di Giulia Mirandola, in Catalogone 2013.

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Il viaggio di una stella

di Giovanna Zoboli, Marina Del Cinque, 2012.
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A guardare la punta di un albero di Natale, non si direbbe. Non si direbbe che la stella posta in cima al tradizionale abete rechi con sé tracce di una storia millenaria. Né la si direbbe giunta da distanze incommensurabili o nata per volare, immobile com'è, quando il libro di Giovanna Zoboli e Marina Del Cinque narra che alle spalle di questo addobbo, c'è un viaggio lungo, magico, per la maggior parte del tempo aereo e senza mappa, indecifrabile finché la provenienza di tale decorazione rimane circoscritta all'ambito puramente commerciale, grandi magazzini, laboratori artigianali e negozi cinesi alla medesima stregua. Il viaggio di una stella festeggia il periodo natalizio rileggendo secondo un'ottica tutta celeste uno dei passi più celebrati dei Vangeli, quello della nascita di Gesù Bambino.

Accanto al titolo, un sottotitolo inquadra il clima onirico e spirituale dell'itinerario intrapreso. Il testo e le immagini, per scorrere, si appoggiano alla voce e alle visioni di un tipografo sconosciuto che il 24 dicembre compie un sogno: il Sogno del tipografo stanco la notte di Natale. [...] Stando al risultato cui giungono le due autrici – un oggetto in quattro colori, a più fogli uniti a fisarmonica, per una lunghezza corrispondente a svariate decine di centimetri, adatto a essere svolto, riavvolto, appeso, riposto nella custodia che lo contiene –, l'episodio religioso sa emanciparsi dall'iconografia canonica del presepe con Maria, Giuseppe, il bue, l'asinello, i pastori, i Re Magi. Per questi motivi, Il viaggio di una stella dovrebbe trovare automaticamente ospitalità tra i percorsi di lettura che hanno al centro il momento del Natale e incontrare estimatori tra gli appassionati di presepi popolari, viventi, meccanici. Sembra non esserci luogo più adatto della capanna di Betlemme per richiamare alle rispettive figure e ruoli laici i bambini e i genitori.
Il viaggio di una stella non cita visivamente figure umane ed evita accuratamente rappresentazioni realistiche. Gli adulti, più dei bambini, si chiederanno perché. Paesaggi, atmosfere, personaggi, sono creati attraverso l'alternanza dei colori bianco, rosso, nero, oro, e il principio compositivo del “tema con variazioni”. Le lettere alfabetiche hanno lo scopo di fondare geometrie maggiori: disegni. Sono montagne, giungle, angeli, cammelli e magi. [...]
Il viaggio di una stella dà corpo a un desiderio che noi umani accarezziamo fin dalla culla, quello di volare, e realizza, senza deludere, l'illusione che accompagnati da una storia-cometa ciò sia possibile. Zoboli e Del Cinque propongono a persone bambine e adulte un'esperienza di radicale innalzamento della soglia percettiva, a cominciare da un gioco elementare praticabile quando la lettura vede coinvolte almeno due persone: lasciamo che una di loro racconti a voce alta, mentre chi tace, ascolta a occhi chiusi il peregrinare della scia luminosa e delle intonazioni vocali. Noterete che Il viaggio di una stella possiede un'energia analoga a quella delle onde, perché trasporta.

Da Volo senza mappa, di Giulia Mirandola, Catalogone 2012.


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Il Libro delle Torte

di Giovanna Zoboli e Francesca Ghermandi, 2007.
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Sei versi a lieto fine  
Una strega assai maleducata,
che cavalcava in groppa ad un ariete
per errore mangiò una cotognata
pensando fosse un flan di pipistrelli,
e da quel giorno - non ci crederete -
cominciò a far da mamma agli orfanelli.

Anche se il titolo potrebbe indurre in inganno, questo libro non è rivolto a chi è appassionato di fornelli e vuole sperimentare nuove gustose ricette. I pasticcini e i bignè, accompagnati da meringate e mousse, diventano qui inediti personaggi di un movimentato teatro gastronomico che mette in scena la commedia umana, con i suoi riti sociali, le sue meschinerie, le sue tragedie e la sua profonda comicità.

Questo divertente 'libro di cucina' canta in versi la vita quotidiana: una Coca Cola che s'innamora di una pizza al gorgonzola, una sfoglia con le mele che sogna di essere una nave pirata oppure, ancora, dieci salatini che sognano di evadere dal cesto di un picnic.
Filastrocche, ninna nanne, ballate dal ritmo e dall'ironia travolgente nel più folle e divertente libro di cucina in versi mai dato alle stampe!

Da VivoScuola. Il portale della scuola nel Trentino.

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Alfabeto delle fiabe

di Bruno Tognolini, Antonella Abbatiello, 2012
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Bosco di fiaba, mondo diverso
Fammi trovare il bambino che ho perso
Valle lontana regno incantato
Cerco il bambino che ho abbandonato
rete di rovi, rami più verdi
Prima lo trovi ma poi lo riperdi
La fiaba è antica, la strada è nuova
tanta fatica ma è lui che ti trova
Dagli la mano, non perderlo più
Ora il bambino sei tu.


Come per incanto, in un'alchimia sapiente si sono fusi poesia sotto forma di filastrocca, potenza espressa in immagine, raffinato talento editoriale e progetto appassionato.
E il risultato che ne scaturito è questo bel libro nitido ed essenziale. Come nitide ed essenziali sono le fiabe. Nitide ed essenziali sono anche le rime di Bruno Tognolini, nitido ed essenziale è il taglio angoloso delle immagini di Antonella Abbatiello, nitida ed essenziale è la pagina, così come l'hanno pensata e costruita i Topipittori. Ma altrettanto nitido ed essenziale è l'intento che è sotteso a questo libro: un 'abbecedario' dell'immaginario di cui servirsi per costruire ulteriori immaginari di piccoli futuri lettori. Lettere per costruire parole, parole per costruire storie. Storie per costruire mondi. Il sentiero è aperto: leggere le lettere, leggere le filastrocche e le figure, leggere le fiabe, giocare con i simboli che le popolano.
[...] Noterella a margine: il libro che consta anche di un gioco da tavolo nascosto nella bandella di destra.

Da Leggervi, che piacere! di Carla Ghisalberti, in Lettura candita.

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Casa Demòn

di Elena Soprano, 2010
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“Sull’albero mi sentivo di foglia, di fiore e di mela. A danza invece questa sensazione di totalità non c’era mai.”
Una storia delicata e dolcissima, quella raccontata da Elena Soprano, che mette in luce tutti i meccanismi di difesa utilizzati dai più piccoli nella scoperta del mondo e specie nella conoscenza dei grandi. L’occhio attento dell’autrice è tutto per il loro rimanere disorientati, cercando un posto, un ruolo, soprattutto per quel tentativo di essere diversi, di distinguersi anche solo per una marachella. La piccola protagonista, con tutta probabilità l’autrice bambina, si difende dai primi dolori, dalla scoperta di verità amare, anche grazie al rapporto con amici fraterni e fedeli, con i quali rifugiarsi dal resto del mondo. Parlano le storie ma soprattutto le descrizioni dei personaggi, veri ma anche resi “da favola” quel tanto che basta  per risultare affascinanti e nel contempo sempre credibili. Una narrazione fortemente legata alla prima persona, che segue lentamente lo sguardo della piccola protagonista nello scoprire le cose attorno a sé, senza fretta, lasciando che la migliore strategia narrativa sia l’elogio della normalità.

Da recensione di Francesca Zeroli, Mangialibri,  2010.

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Una storia guaranì

di Alicia Baladan, 2010
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Dal cuore della foresta pluviale, come in un sogno, si leva un canto d’amore. Un viaggio iniziatico che fa luce sugli effetti della lentezza, della dolcezza e sui misteri profondi dell’anima umana. Complici un ragno e la sua tela. [...] Tra i petali di un fiore giace un corpo. Chi è costui o costei? Perché l’autrice sceglie di non dichiararne in modo esplicito l’identità sessuale? A cosa si deve un sonno tanto profondo? Perché ci sembra che, con ogni probabilità, stia sognando? [...] Centro del corpo e centro del fiore combaciano, il pistillo, che è l’organo femminile del fiore e il punto in cui nascono i boccioli, tocca il ventre della creatura come fosse una manina a cinque dita, calda. Il fisico è nudo come quello dei neonati appena usciti dal grembo materno, ma le proporzioni rimandano all’età dello sviluppo. Attraverso questi elementi, comprendiamo che l’immagine di copertina è un’immagine simbolica: richiama la pubertà e fa di Una storia Guaraní una storia di e per adolescenti (non solo per bambini), nonostante l’autrice non li chiami mai così e preferisca per loro gli appellativi “giovane”, “ragazzo”, “ragazza”. Ha scritto Françoise Dolto, una psicoanalista che ha dedicato la vita allo studio dei comportamenti dei bambini e degli adolescenti, che: «L’adolescenza è un movimento ricco di forza, di promesse e di vita: uno sbocciare. Questa forza è molto importante, è l’energia stessa di questa trasformazione. Come germogli che spuntano dalla terra, si ha bisogno di “uscire”. Forse per questo la parola uscire è così importante. Uscire è abbandonare il vecchio bozzolo ormai divenuto soffocante, è anche avere un legame d’amore.»
Dunque, forza, promesse, vita, sbocciare, trasformazione, germogli, uscire, bozzolo, amore.

Da Più lenti, più dolci, più in profondità, di Giulia Mirandola, Catalogone 2010.

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Il magnifico lavativo

di Tuono Pettinato, 2010
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Tuono Pettinato è un autore che, con estrema intelligenza e uno stile raffinato che si rischia di non vedere nelle sue stilizzazioni, ha portato un rinnovamento nel settore del fumetto umoristico che vanta in Italia di una grande tradizione ma che rischiava ora di spegnersi. La sua arma migliore sta nella capacità di creare gag paradossali grazie ad un sapientissimo dosaggio ritmico di immagini e parole e alla costruzione di continui effetti di ribaltamento, di cortocircuito di senso, di un’ironia che non è mai violenta, ma arriva sempre con efficacia. Il lettore si trova nelle sue storie continuamente oscillante tra l’adesione al racconto e i personaggi ed uno sguardo esterno, sorridente. Questo meccanismo assume un valore particolare qui perché l’oggetto del racconto è l’autore stesso, anche se trasformato in personaggio fumettistico e con un nome che non coincide con quello sulla copertina.
Un gioco di “finzioni” (come il titolo del libro di Borges da cui l’autore ha tratto il suo pseudonimo) che introduce una questione di non poco conto: è possibile davvero ricordare l’infanzia? Si può tornare davvero a quei momenti? Essere bambini non è una condizione totalmente altra e irrecuperabile? Il distacco ironico è forse allora uno strumento indiretto per accostarsi almeno ad un universo che non si lascia avvicinare? Domande che l’autore lascia sospese, anche se fa capolino tra una vignetta e l’altra, qualche sentore di nostalgia malinconica, che potrebbe essere un indizio importante.



Dal Scelte di classe, un progetto di Tribù dei Lettori, catalogo a cura di Hamelin Associazione Culturale, 2011.



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C'era una voce

di Alessandra Berardi e Alessandro Gottardo, 2012
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C'era una voce finisce dove di solito la vita di una persona comune comincia: quando nasciamo. Nonostante siano passate ere da quando furono al mondo le prime forme di vita, il mistero delle origini si ripropone: è una storia infinita.
Un fulmine, il cielo, la terra, una nuvola, il cosmo, un'atmosfera, la luna, una foresta, un mare, una montagna, la neve, un deserto, la calotta polare, piante, pianeti, rocce, bagliori, animali. C'è sempre, tra i lettori di libri con le figure, qualcuno che gioca a iniziare a leggere un albo dalle immagini, invece che dalle parole, e le verbalizza (su carta o a mente), come qui sopra. Sono occhi vicini al discorso visuale, intercettano la parte figurativa del linguaggio prima del resto. C'era una voce è un libro adatto a sperimentare questo approccio alla lettura per motivi connessi ad alcune caratteristiche specifiche delle immagini di Alessandro Gottardo. Visivamente partecipiamo a un viaggio tra doppie pagine che aprono su grandi panorami. Sono vedute ampie che immaginiamo poter continuare oltre il foglio. La percezione, in certi momenti, è di essere affacciati a immense finestre. In altri, a bordo di oggetti volanti, guardando giù. In altri ancora, su un belvedere a contemplare paesaggi. […] Il paesaggio, visto con gli occhi e il pensiero di Berardi e Gottardo, è una casa per l'uomo che verrà. […] Il poemetto di Alessandra Berardi ha in comune con le immagini un canto. Esso origina in una lontananza dall'oggi e dal qui. Il tempo è una categoria che oscilla dalla prima all'ultima pagina senza che sappiamo decidere, con esattezza, dove fissare dei prima, degli adesso, dei poi. La voce di cui narra C'era una voce produce, su chi ne è investito, l'effetto di una vertigine. Essa si diffonde metafisica e fisica, filosofica e storica, interiore e universale, tra esseri umani che a lei si appassionano, mentre racconta di quando venne al mondo il mondo. Questa è una delle voci possibili della poesia. Il libro di Berardi e Gottardo dentro il linguaggio della poesia formula domande e articola un lessico visionario.



Da La storia infinita, di Giulia Mirandola, Catalogone 2012.

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Il fazzoletto bianco

di Viorel Boldis e Antonella Toffolo, 2011
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Il fazzoletto bianco è un breve racconto autobiografico dell’italo-rumeno Viorel Boldis, scrittore e poeta che compone direttamente in lingua italiana, autore dalla scrittura precisa, pacata e poetica. Il testo, scritto alla fine degli anni Novanta – vincitore di un concorso di letteratura e poi apparso su giornali e riviste web di letteratura della migrazione –, è un intenso e struggente frammento autobiografico, un racconto sul distacco e il ritorno, sul ritrovarsi. Una lettura altamente coinvolgente, capace di emozionarci e farci sentire partecipi di una storia, al contempo, individuale, familiare e collettiva. Scritto originariamente per un pubblico adulto, adesso proposto da un editore “per bambini”, il libro in realtà è un picture book senza un’età di lettura ben definita: dai 6 ai 99 anni. […] Accanto alla narrazione testuale, il libro presenta delle splendide tavole illustrate con la tecnica xilografica bianco e nero della compianta Antonella Toffolo. […]  Il lavoro dell’illustratrice ha almeno due pregi che rendono questo picture book davvero speciale. Da una parte, si opera un parallelismo tra il testo scritto e la tecnica iconografica adottata: al lavoro di ricomposizione e di scavo nella memoria dell’autore, Toffolo risponde con un impegnativo lavoro volto a far emergere le figure dal nero della tavola. Dall’altro, le immagini bianco e nero proiettano la narrazione in una dimensione onirica, che nelle pagini finali assume le forme di un incubo: la paura di non essere accolto, accettato, riconosciuto. Ma nella dimensione onirica l’interpretazione del racconto si dilata, si arricchisce di più significati: oltre al topos poetico del ritorno che risale agli albori della letteratura, il testo è un invito per noi a entrare nel cerchio del dialogo, a incontrare, accogliere, riconoscere l’altro che sta ancora sulla soglia o l’ha varcata.

Da Il fazzoletto bianco, recensione di Lorenzo Luatti per il sito El Ghibli.

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Dovunque tu sia, caro coccodrillo

di Giovanna Zoboli e Francesca Bazzurro, 2007
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Negli scaffali di libri per bambini ho trovato il racconto più bello dell'anno, impossibile non condividerlo. Insisto: i libri per l'infanzia nascondono il meglio della produzione editoriale nazionale. Questo si intitola Dovunque tu sia, caro coccodrillo. È di Giovanna Zoboli e Francesca Bazzurro, editore Topipittori. La bambina Francesca avvisa la mamma che c'è un coccodrillo nella lavatrice. La mamma infastidita le intima di non dire scemenze e di aiutarla, piuttosto ad apparecchiare. Il coccodrillo c'è, ovviamente. Ha occhi verdi, brillanti, è bellissimo. Francesca sa come parlargli. «Coi coccodrilli si comunica in silenzio, semplicemente pensando». Anche con certi umani molto amati, certe volte, d'altra parte. La bambina lo invita a passare la serata con lei, ma lui non può: ha da fare. Anche questo capita, sovente. Poi lui va via dallo scarico dell'acqua sporca. Lei pensa: «Dovunque tu sia, caro coccordillo, buon viaggio e buona fortuna, spero di rincontrarti presto: ti offrirò uno yogurt alla banana o un gelato al pistacchio, potrai scegliere». Vorrebbe regalargli quel che di meglio sa immaginare. Il coccodrillo, col pensiero, le risponde: «A me più di tutto piacciono le tartine coi gamberetti». Ora che Francesca lo sa va ad apparecchiare la tavola, felice.

Da Istruzioni per piccole anarchie di Concita De Gregorio, D Donna, 21 aprile 2007.

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Cose che non vedo dalla mia finestra

di Giovanna Zoboli e Guido Scarabottolo, 2011
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Cose che non vedo dalla mia finestra è un'indagine sulle visioni di adulti e bambini, che interpella la realtà, il sogno, l'umanità, la natura, e accoglie ciò che si esprime sotto forma di non-detto, punto di domanda, assurdo, non-finito. […]
La scienza rende noto che l'occhio è l'estensione più estrema del nostro cervello. Questo aspetto dovrebbe rendere peculiare la lettura di un albo illustrato negli ambienti dove avviene la crescita e l'educazione delle persone. Cosa non vedo dalla mia finestra? Ad esempio, «sedie zoppe», «angeli caduti», «facce difficili da ricordare», «strade senza nome», «parole mai dette», «bottoni», «nasi chiusi». Per ciascuna doppia pagina si apre un mondo, di concetti e di figure. La vastità di quello che “non vedo” sembra riprodurre la vastità di quello che “vedo”. Come possono stare insieme cose che non vedo e cose che vedo? […]
Vediamo qualcosa, quando non vediamo? Tutti quanti vedono e non vedono alla stessa maniera? Cosa accade a chi è vedente, ma non vede? Alle domande poste potrebbero rispondere i bambini, con analisi brillanti. […] La comunicazione con l'esterno è caratteristica in questo libro. Zoboli e Scarabottolo guardano ai lettori di tutte le età come a validi collaboratori esterni, capaci di trasformare un prodotto finito in un prodotto mai del tutto finito, ancora migliorabile. Una volta di più, emerge da queste pagine l'eventualità di commettere un giorno delle imprudenze: fermarsi; pensare; cambiare idea. Cose che non vedo dalla mia finestra risveglia, a iniziare dagli adulti che operano nella scuola di ogni ordine e grado, il desiderio di percorrere strade sconosciute.

Da Tutto quello che non vediamo, di Giulia Mirandola, Catalogone 2013.

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Un foglio più un foglio

di Giuseppe Mazza e Anna Cairanti, 2008
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Un foglio più un foglio si legge a piedi nudi. Come i cani e i gatti, si va per il mondo liberi da scarpe e calzini, attivando tutti i sensi. Una filastrocca a scatole cinesi, in cui ogni pagina è la porta di altre porte.
Un foglio più un foglio mette in primo piano la capacità di osservazione e gli strumenti mentali che possono contribuire a svilupparla - elasticità, grado di attenzione, fantasia, libera associazione di idee, tempo dell’attesa, stupore-, rivolgendosi a bambini della scuola materna o della prima classe elementare ed esaltando quello che in lettori anche molto piccoli è un bisogno primario: attivare i propri sensi e stabilire relazioni fra cose diverse. Non si tratta di un libro per imparare a contare. Gli autori sovvertono apposta il principio secondo cui un’operazione aritmetica dà sempre un risultato unico e prevedibile, e aprono invece il campo a un ventaglio di possibilità, inattese e verosimili: «Un cane più un cane | fa un osso | un piede più un piede | fa un passo | un gatto più un gatto | fa un tetto | un sogno più un sogno | fa un letto | un dito più un dito...»
Un foglio più un foglio è un viaggio sensoriale dentro il mondo quotidiano, vissuto con lo spirito di avventura che accompagna le grandi esplorazioni. Sotto la superficie delle cose c’è davvero qualcosa capace di sorprenderci. Da soli o in gruppo, leggere diventa un gioco indovinare cosa quello che verrà poi; a cercare le differenze tra figure simili, ma mai identiche; a inventare altre combinazioni.

Da Sensoriale globale, di Giulia Mirandola, Catalogone 2008.

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Ninna nanna per una pecorella

di Eleonora Bellini e Massimo Caccia, 2009
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Ninna nanna per una pecorella, è un libro per genitori e figli, adulti e bambini. L’ora di dormire è un momento di forte intensità fisica ed emotiva. Il sonno non giunge immediato e perché dia ristoro, va preparato con cura. Non è facile, né per i piccoli né per i grandi, accostarsi alla notte in tutta pace. ... Il mondo cui appartiene Ninna nanna per una pecorella, è quello della poesia e dei riti magici. Lo popolano le strofe, i versi, le rime, ed è la ripetizione di questi stessi elementi, sera dopo sera, a rendere rituale la scena di un bambino e di un adulto che prima leggono insieme e poi dormono bene. Non a caso, Ninna nanna per una pecorella fa parte della collana Parola magica, concepita per unire l’utile al dilettevole: “poesie da recitare insieme ai bambini come formule magiche per superare gli ostacoli lungo il cammino delle giornate”. Ninna nanna per una pecorella avvicina alla musicalità della lingua e porta l’attenzione sulla voce del testo. ... Il legame affettuoso che si sviluppa tra il libro e bambini ha origine in una storia con tre personaggi (una pecorella, una lupa e un piccolo di lupo); in una serie di tavole realizzate a tempera su cartoncino, numerate con grandi cifre arabe; in un tessuto di parole leggere e forti, altamente comprensibili, leggibili, ripetibili. L’animale che salta sulla copertina si associa a un cucciolo d’uomo. Dei bambini, lei che bela, pascola ed è tutta bianca di lana, evoca la giocosità, lo spirito di sopravvivenza, l’ingenuità, l’energia vitale, il bisogno di andare vedere fare. Grazie al suo aspetto e ai suoi comportamenti, la pecorella fa del libro un oggetto vivo, dotato di corpo, anima e pensieri: un vero compagno di strada e di sogni. Quelli veri, pronti a iniziare una volta chiuso il libro.

Da Leggere piano, dormire bene, di Giulia Mirandola, in Catalogone 2009.

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Super 8

di Anna Castagnoli, 2011
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Ripercorrendo gli anni della sua infanzia in ordine cronologico, Anna Castagnoli presenta in modo libero i vari episodi, creando talvolta qualche breve salto temporale, sempre giustificato e contestualizzato. Un vero e proprio flusso di ricordi, in cui una memoria ne richiama alla mente un’altra, per analogia di sostanza o d’emozione. Un insieme di pensieri e immagini che risuonano, avvolgendo il lettore, senza mai perdere il filo. Meravigliosi e vividi i ritratti dei componenti della famiglia Castagnoli: una Mamma forte, dal carattere energico e femminile al tempo stesso, un Padre attivo, tenero e un po’ “matto” che con i suoi “riti scaramantici” mi ha ricordato (non so perché) Melker, il papà di Vacanze all’Isola dei Gabbiani, e una piccola Anna coraggiosa, sensibile e talvolta fragile, ma dall’incrollabile fiducia nella vita. Leggere la storia di Anna è vivere la sua infanzia e, in qualche modo, rivivere la propria. Ricordare le sensazioni di quando si è bambini, di quando si riconosceva l’intensità e la magia nelle cose, di quando ci si sentiva interiormente più grandi e più vasti di quel che poteva sembrare fuori, di quando tutto questo era evidente e visibile solo a Noi Bambini… e riempiva tutto.
Perché quando si è bambini, si è al centro della propria vita; e da quel punto privilegiato si studia il mondo.

da Super 8 di Ilaria Mozzi, in Bliblila, 13 marzo 2013.

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Il viaggio di Miss Timothy

di Giovanna Zoboli e Valerio Vidali, 2012
15,00 | Acquistalo su Topishop

Per un libro che narra di pecore, non c'è battesimo migliore di una lettura al pascolo. Soprattutto, se per il resto dell'anno siamo persone che vivono in città. L'estate è il periodo ideale per leggere nei prati e le occasioni per imbattersi in un gregge di pecore impegnate a mangiare e belare sono numerose in tutte le regioni d'Italia. L'invito al viaggio è esplicito dal titolo.
«Quando, giorno dopo giorno, Miss Timothy fece la brutta lana, Mr. George se ne accorse subito. La brutta lana si forma quando una pecora non è più lei. E Miss Timothy non era proprio più lei: dormiva male, mangiava poco e beveva ancor meno. E se una mosca le si posava nei pressi della coda, Miss Timothy sembrava non avere proprio nulla in contrario. […] Perciò: “Miss Timothy,” disse, un pomeriggio, Mr. George. “Non la riconosco più. Lei non è più lei! La sua lana è piena di nodi e oltretutto grigi. E se lei non è più lei, bisogna che lei ritrovi se stessa. Miss Timothy, la informo che domani partirà alla ricerca di sé.”»
Mr. George allude in modo sottile al fenomeno della metamorfosi. Analogamente alla natura, gli esseri umani sanno essere capaci di metamorfosi nel loro animo, nelle loro mentalità e culture. In un film recente, intitolato Monsieur Lazar (regia di Philippe Falardeu), il protagonista è un maestro. Un mattino rivolge ai suoi studenti un esempio classico di metamorfosi: «la crisalide è un insetto che sta a metà tra il bruco e la farfalla, il suo alloggio è un bozzolo fragile, da cui al momento opportuno spiegherà le ali, come voi.» È una fase di transizione, la metamorfosi, avventurosa e ricorrente nell'esistenza umana. La vita nel complesso può essere intesa come una sua manifestazione. Buona parte di Il viaggio di Miss Timothy si svolge in quel lasso di tempo di mezzo, in cui qualcuno, dentro sé, diventa sé, con esiti eclatanti. Quando Miss Timothy fa ritorno a casa, il suo vello è bianco e morbido come non mai. Il medesimo meccanismo opera, da che l'umanità racconta storie, nel repertorio fiabesco.

Da Allevare bambini di Giulia Mirandola, in Catalogone 2013.

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Mondocane

di Giovanna Zoboli e Francesca Bazzurro, 2004
12,50 | Acquistalo su Topishop


Lillo è un cane bastardo. Non c’è antidoto alla sua discriminazione. La vita dei campi, senza padrone, pone fine all’isolamento e risolve una crisi d’identità, per un ritorno in città trionfale.
Mondocane imita la struttura di un album fotografico di famiglia. E invita il lettore a sfogliarlo e a leggerlo come se lo fosse: cioè a identificare la storia con un percorso di crescita. Da subito il lettore si trova a familiarizzare con un tipo di lettura complesso, cercando di dare un ordine a stimoli verbali e stimoli visivi. ... Nella città degli uomini, Mondocane è dove animali e esseri umani dimostrano a se stessi e agli altri con quanta cautela si debbano maneggiare termini come socialità, uguaglianza, diversità, stupidità, intelligenza. ... Cambiare ambiente, si traduce in un’esperienza ricca di novità, in cui Lillo cresce visibilmente. Diventa più sicuro, più coraggioso, più felice, più bello. E nel momento in cui si dimentica, avendo scoperto l’amore, dei suoi sciagurati padroni, questi, «d’improvviso, proprio come se n’erano andati» tornano a riprenderselo. Dunque, comprende Lillo, non è stato abbandonato: «alla fine si era semplicemente trattato di vacanze separate». La presa di coscienza segna la conquista dell’autonomia. L’immagine mostra che Lillo, nell’automobile che lo riporta in città, è rivolto a ciò che lascia: gli amici che ha scoperto simili a sé e attraverso i quali ha scoperto se stesso.

Da Crescere, nonostante tutto, di Giulia Mirandola, in Catalogone 2007.


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L'ora blu

di Massimo Scotti e Antonio Marinoni, 2009
20,00 | Acquistalo su Topishop

Uno scompartimento di treno è una navicella spaziale, che porta, come al cinema, nel presente, nel passato, nel futuro. Niente effetti speciali. Cento per cento parole e immagini. L’ora blu trae ispirazione da un luogo in cui la concentrazione di storie è elevatissima: una stazione ferroviaria di città, davanti alla quale la gente va e viene. Chi in procinto di partire, chi in attesa alla fermata dell’autobus, chi indeciso sull’ultima cartolina da imbucare, chi lì semplicemente per caso. Ogni stazione è un luogo magico, un contenitore adatto sia alla puntualità, sia al ritardo, sia al presente assoluto, sia all’eternità. In L’ora blu, Scotti e Marinoni rubano a questo spazio urbano tutto il potere narrativo che gli si confà da secoli. Facce, voci, lingue, odori, qui si mescolano e il più delle volte non hanno nomi. È un enigma vedere apparire e scomparire un convoglio all’orizzonte. Viene spontaneo domandarsi dove vada.  […] Lo scompartimento di un treno è una cabina di regia ideale per architettare effetti speciali. Non sediamo in un cinema e nemmeno a teatro, leggendo L’ora blu. Stiamo in poltrona, su una sedia o un divano. Ma è dritti in queste due luoghi che ci portano le tavole di Marinoni. Il finestrino è uno schermo di fronte a cui il lettore trasecola, perché su di esso, pagina dopo pagina, si affacciano, in un crescendo di distanza dal paesaggio reale, le impressioni e le storie di personaggi visionari: […] Tony Tanner, e i due innamorati usciti dal passato, Hortense e il conte di Saint-Germain. L’ora blu è un albo illustrato, che sconfina nel racconto d’avventura, nell’autobiografia, nel romanzo d’amore, nel diario di viaggio, nella commedia umana.

Da L'arte del viaggio, di Giulia Mirandola, Catalogone 2009.

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Chiuso per ferie

di Maja Celija, 2006

In epoca di vacanze estive, sono in molti a fare bagagli. A porte chiuse, c’è perfino chi esce da foto antiche senza dire una parola, per compiere traversate indimenticabili tra le cose di casa.
Chiuso per ferie è un omaggio alla fotografia attraverso il linguaggio della pittura e dell’illustrazione. È un libro che indaga questioni serie – il vedere, il raccontare – andando sotto la superficie delle cose e suscitando stupore. Ragionare sulle caratteristiche del libro, porta a confrontarsi con due ordini di problemi: il nostro rapporto con le immagini e con la realtà. A partire da un dato evidente: qui non compare scrittura. Con una definizione acquisita dall’inglese, questo è un silent book o wordless book, letteralmente, un libro muto, senza parole. 
Chiuso per ferie presta ascolto all’elemento magico della realtà e si muove, nel mondo in cui viviamo, come se reale e fantastico fossero due facce della stessa medaglia. Parafrasando Georges Perec, prende le «cose comuni», le bracca, le stana, le libera dalle scorie nelle quali restano invischiate, dà loro un senso, una lingua.
L’immagine di copertina riprende in modo realistico il dettaglio di una porta d’appartamento. L’inquadratura si concentra sulla serratura. La sua forma richiama quella di una chiave e l’idea di chiave ricorda che essa fa due cose: apre e/o chiude. Un soggetto di forte valore simbolico, qui, perché la copertina è, effettivamente, una soglia d’ingresso. Il desiderio di superarla, aprirla, entrare, carica di suspence questa scena fissa, ed è accentuato da una parola che dice l’esatto contrario: la parola “Chiuso”, contenuta nel titolo. Chiuso per ferie prende l’avvio da un paradosso: ciò che è chiuso è aperto; ciò che è aperto è chiuso.

Da Un'epopea silenziosa di Giulia Mirandola, in Catalogone 2007.

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A vederla non si direbbe

di Silvana D'Angelo, 2010
10,00 | Acquistalo su Topishop

All’inizio il titolo scelto da Silvana D’Angelo per il suo romanzo indubbiamente incuriosisce, soltanto poi diventa sostanza del racconto. A fine lettura il sentimento che prevale è di gioia per aver scoperto e condiviso un vissuto straordinariamente vitale come è stato quello dell’infanzia e dell’adolescenza della scrittrice, che riesce a fornirci, attraverso un’accurata e profonda ricostruzione, un’immagine unica ed irripetibile di questi due periodi (…avrei dovuto guardarli meglio tutti, o più a lungo, forse, ma quando sei bambino non vivi il presente con nostalgia. Solo gli adulti lo fanno).
Il ritmo incalzante e il periodare fluido ci proiettano in momenti diversi della sua vita: in famiglia, nella sua camera (qui trovavo una pace perfetta), immersa nella lettura dei suoi amati libri, con gli amici (i più cari sono tutti animali), o nel “magico” paese di Colle d’Anchise (luogo in cui i desideri più profondi si realizzavano, quasi prima di formularli) ma, soprattutto, sembra di vederla giocare nel cortile di casa in via Pitagora, alla periferia di Milano, dove è trascorsa gran parte della sua infanzia e dove sono nati i primi rapporti sociali e i legami più profondi. La narrazione diventa sempre più coinvolgente per il lettore che scopre i sentimenti, le emozioni, le sensazioni provate dalla scrittrice, condividendone i momenti di gioia e di sofferenza. Sono proprio questi ultimi a essere particolarmente struggenti per Silvana D’Angelo bambina poiché, a causa del suo sentirsi inadeguata e non accettata dagli altri (sei grassa e sei pure stupida) aveva un rapporto non sempre facile con il mondo esterno.

di Paola Predicatori, dal sito Lettteratura per ragazzi.

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La coda canterina

di Guia Risari e Violeta Lopiz, 2010

Siete alla ricerca di un libro da leggere in una classe di bambini che frequentano la scuola d’infanzia o le elementari? Per come è concepito, questo libro potrebbe rispondere alle vostre esigenze. ... La dimensione dell’ascolto marca più di tutto La coda canterina, anche quando in luogo delle corde vocali vengono attivate corde interiori, il pensiero, le emozioni. Una coda che canta non si esaurisce in uno shock percettivo. Essa dice di più. Per esempio: voglia di uscire, crescere, superare limiti; bisogno d’ascolto da parte di un mondo adulto che sente con le orecchie, ma, nonostante l’impegno, può non “sentire” il senso; piacere di sguinzagliare desideri così grandi, da farci volare, per un po’, in alto, lontano, via da tutto; necessità di muovere le idee e il corpo in uno spazio né stretto né largo, ampio secondo i nostri desideri ampi; ricerca di continuità tra luoghi d’origine e d’elezione; possibilità di tracciare attorno alle cose di questo mondo itinerari fantastici; scoperta che una coda non è mai senza capo e che un bambino non è mai senza testa.

Da A 40.052 chilometri da qui, di Giulia Mirandola, Catalogone 2010.

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Primavera estate autunno inverno

di Francesco Pittau e Bernadette Gervais, 2011
25,00 | Acquistalo su Topishop

Unica nel suo genere, impareggiabile in complessità di trame, perfezione di intrecci, qualità e quantità di registri, duttilità linguistica, ritmo narrativo, definizione dei personaggi, varietà di soggetti e ambientazioni, pathos, mistero, crudeltà e amore – c'è tutto –, la natura scrive da millenni la propria autobiografia senza parole e non nasconde il proprio genio creativo a chi con lei si consulta. Forse per questo Pittau e Gervais si inoltrano nelle stagioni senza nulla inventare, in ascolto. Rinunciano ai commenti, alle interpretazioni, all'abbondanza verbovisuale. Percorrono la via del naturalismo con la stessa pazienza e desiderio di oggettività, che furono del medico e botanico greco Dioscoride, quando nel I secolo d.C., si accinse a scrivere e disegnare il più antico erbario del mondo.
C'è un miracolo chiuso in ogni tavola, una vita in corso, da farsi raccontare. Spetta ai lettori muovere il meccanismo, stupire dei “lo so” e dei “non sapevo” suscitati a ogni giro di pagina, far essere Primavera estate autunno inverno il libro delle magie, oppure il libro per imparare a scrivere in corsivo, oppure il libro di scienze e filosofia, oppure il libro di geometria e disegno. La scuola complessa della natura unisce i piani di cui è composta, invece di separarli.

Da Il libro lento delle stagioni, di Giulia Mirandola, Catalogone 2012.

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Istruzioni per l'uso

In occasione dei 10 anni della casa editrice, nasce Il blog dei Topilettori.
Di cosa si tratta?
Di uno spazio aperto ai nostri lettori e costruito da loro. Infatti lo abbiamo pensato perché che tutti coloro che, grandi e piccoli, vogliono parlare dei nostri libri, lo possano fare, condividendo spunti, idee, commenti, recensioni.
Cosa ci trovate?
I libri che abbiamo realizzato in questi dieci anni di attività.
Come si partecipa?
Cliccate sulla copertina del libro che vi interessa, e lasciate i vostri commenti.
Per sapere come è nata questa idea e come l'abbiamo realizzata, andate qui (link).
Vi aspettiamo numerosi!

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A caccia di rane

di Michele Petrucci, 2011
16,00 | Acquistalo su Topishop

In A caccia di rane Petrucci circoscrive il racconto alla durata temporale di un’estate, [...] quella in cui avviene la crescita, il “momento di passaggio” centrale alla narrazione di tanta letteratura per ragazzi. Scandito in sei capitoli intitolati come le fasi di maturazione della rana (uovo, larva, girino, etc.), il fumetto si dipana tra la coltivazione di un orto, la gara di sputo dei noccioli di ciliegia, avventure contro coccodrilli immaginari, una gita in montagna, l’Uomo Tigre, gli orchi di tante storie di paese; e, grazie a un disegno scarno ma pieno di dettagli, riesce a mischiare realtà e fantasia come spesso accadeva durante le nostre giornate d’infanzia. L’idea di una collana come quella di Topi Pittori si basa sull’idea che sia possibile e importante tramandare esperienza da una generazione all’altra. Gli anni in tasca cerca di avvicinare i bambini alla narrazione autobiografica e alla comprensione del passaggio del tempo, abituandoli gradualmente al concetto di Storia, e pare davvero una collana necessaria in un’epoca schiacciata sul presente e dove la relazione tra generazioni è sempre più labile.

Dal blog Lo spazio bianco, 28 giugno 2012.


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Un chicco di melograno. Come nacquero le stagioni

di Massimo Scotti e Pia Valentinis, 2006
13,00 | Acquistalo su Topishop

Un chicco di melograno è un libro che parla ai bambini del tempo, dell’eternità, del destino, dell’amore, dell’odio, della follia, della morte, della vita. Piante e animali sono presenze divine; i mortali, creature sciocche. L’uso di una lingua sintetica, aliena a barocchismi e slang, è in linea con lo stile icastico della classicità che ripulisce il linguaggio dall’indeterminato e dall’assenza di logica che spesso lo travolgono. L’atteggiamento di Valentinis e Scotti coincide. Entrambi guardano con rispetto alla versione omerica della storia, dimostrando che la fedeltà all’originale non mutila la creatività né semplifica il mestiere: è una scelta. L’illustratrice si misura con un problema consistente: che ruolo dare alle immagini quando gli attori in scena, gli dèi, hanno statura incommensurabile? Valentinis fa della vicenda di Persefone una rappresentazione in dodici quadri. Le doppie pagine si spiegano come fondali di teatro perché siano le parole, con la loro forza drammatica, a mettere in scena il mito. Con nitidezza e discrezione, le tavole creano ambienti adeguati alla tonalità espressive ed emotive del testo. Coerentemente con quanto si racconta, perché le figure del mito nascono per porre e chiarire i grandi problemi dell’esistenza umana e fondano le categorie di base che servono all’uomo per comprendere la propria esperienza. 

Da A colloquio con gli Dei, di Giulia Mirandola, Catalogone 2007.

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Quando sono nato

Isabel Minhós Martins e Madalena Matoso, 2009
€14,00 | Acquistalo su Topishop

Come ha scritto Ernst H. Gombrich, «l’occhio è uno strumento che si è evoluto in milioni di anni per permettere alla maggior parte degli organismi dotati di movimento di trovare la propria strada nel mondo, di riconoscere gli amici, di evitare i nemici o qualsiasi ostacolo dell’ambiente, in breve di sopravvivere». Un occhio educato a leggere il mondo, suggerisce Gombrich, probabilmente non si perderà nel labirinto della crescita, al contrario, in essa saprà orientarsi. Precisione, attenzione, vivacità critica, stupore, sono qualità che si esprimono fin dai primi anni di vita e incidono sulla percezione di sé e del mondo in tutto il corso dell’esistenza. Quando sono nato ripropone il significato profondo del messaggio di Gombrich e lo rende accessibile a un pubblico di bambini. Quello delle origini non è un argomento qualsiasi e, tra i tanti di cui si possa trattare, è uno dei più difficili. Quando sono nato lo affronta confidando nei pensieri di un bambino che parla di sé: «Quando sono nato, non avevo ancora visto niente. Solo il buio. Un grande buio nella pancia della mamma.»

da Quando gli occhi girano il mondo e trovano la strada, di Giulia Mirandola, Catalogone 2010.

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Una bacchetta magica

di Antonio Koch e Gwénola Carrère, 2005
12,50 | Acquistalo su Topishop

Il potere inebriante della magia dura un attimo ed è bugiardo. Le conseguenze della sua forza sono tragicomiche. Solo un gesto primordiale consente a un cane e al suo padrone di tornare a casa interi. Una bacchetta magica mette in luce cosa implichi l’essere disattenti, precipitosi, il fare senza pensare. L’origine dei guai di Dug, infatti, non è la curiosità, bensì un misto di confusione e cedevolezza. Una bacchetta magica dichiara fin dal principio che la bacchetta magica è un oggetto pericoloso. E per un congruo numero di pagine dimostra al lettore quanto ciò sia vero. La piega catastrofica degli eventi, però, non incupisce né libro né lettore. Un messaggio fra le righe, implicito in quello che può essere definito stile o visione degli autori, suggerisce che una catastrofe può cambiare di segno - da negativo a positivo – se la si vive come un’esperienza. Antonio Koch e Gwénola Carrère compongono un libro che invita a uscire dai guai con ironia e fiducia, senza piangere.

Da Oggetti smarriti, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2007

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L'omino e Dio

Kitty Crowther, 2011,
€14,00 | Acquistalo su Topishop

Ci sono circostanze in cui trattare argomenti importanti, coincide con raccontare una storia ai bambini. L'omino e Dio di Kitty Crowther ne è la dimostrazione. Ci sono letture tanto più riuscite quanto più arrischiate, perché lasciate aperte a destini non previsti. Non è forse sempre così nella vita di un libro e in quella di qualsiasi prodotto dell'ingegno? Non è forse così per l'essere umano, una volta nato? C'è caos tra i pensieri degli adulti quando è ora di decidere se un libro sia per bambini oppure no. E aumenta, se l'oggetto da scegliere è un albo illustrato. L'opera di Kitty Crowther – vincitrice nel 2010 del più prestigioso premio mondiale per la letteratura per l'infanzia, il Premio Astrid Lindgren – non fa mistero, mentre narra di Dio e dell'uomo e li mostra, del fatto che all'infanzia possiamo parlare di tutto. La cosiddetta letteratura per l'infanzia, vista attraverso le pagine di L'omino e Dio, non esiste. Quella che si intravede, al suo posto, è un'altra cosa, è una letteratura universale che si rivolge all'infanzia dell'Uomo. Kitty Crowther non è una teologa né prova a esserlo pubblicando questo libro, che prima di tutto è la storia di un incontro straordinario, tra due persone straordinarie.

Da Un giorno splendido, di Giulia Mirandola, Catalogone 2012


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Che cos'è un bambino

di Beatrice Alemagna, 2008
€ 16 | Acquistalo su Topishop

«Un bambino ha piccole mani, piccoli piedi e piccole orecchie, ma non per questo ha idee piccole.»

Che cos’è un bambino vuole dirci chi siamo e il perché. Sul volto ciascuno porta una storia diversa da leggere e da raccontare. Come questo libro e i ritratti che ne fanno parte. Ciascun bambino, dalla copertina in poi, porta su di sé tratti, pose, colori, segni, pensieri che lo rendono unico, in mezzo a tanti altri suoi simili. Che cos’è un bambino, tra un ritratto e l’altro, tra un bambino e l’altro, suggerisce di notare differenze. Vederle e nominarle non è un atto discriminatorio. Serve, invece, a crearsi una grammatica visiva che è pure una grammatica sentimentale. Se fossimo tutti uguali o ci vedessimo nello stesso modo, la realtà sarebbe piatta e ci sentiremmo terribilmente soli.

Da I Grandi e i Piccoli, di Giulia Mirandola,  
Catalogone 2009

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Il giorno che cambiò la mia vita

Cesare Moisè Finzi, 2009
€ 10 | Acquistalo su Topishop

Cesare è un bambino un po' gracile e pauroso. Vive a Ferrara con i genitori e un fratellino. Sono i primi anni Trenta del Novecento, la vita della sua famiglia è tranquilla e agiata. Cesare frequenta la scuola, che non ama particolarmente. Gli piace invece passeggiare in città e giocare. Ama anche le vacanze, che la famiglia trascorre ogni anno al mare e in montagna, a Folgaria. E proprio a Folgaria, sul finire dell’estate del 1938, Cesare, che ha compiuto otto anni, apprende dal quotidiano che gli insegnanti e gli studenti ebrei saranno d’ora in poi esclusi dalle scuole governative. È il 3 settembre; il bambino capisce che la notizia pubblicata dal giornale riguarda anche lui, che la sua vita cambierà. Nella storia di Cesare troviamo gli anni del fascismo, delle leggi razziali e della seconda guerra mondiale raccontati con stile semplice e piano, come da un nonno o uno zio. Senza interrompersi, senza strafare, soprattutto senza enfasi, forti soltanto delle parole autentiche della verità, dichiarata e mai gridata.

Da una recensione di Eleonora Bellini su Il giorno che cambiò la mia vita, Mangialibri, 2009

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Il signor nessuno

di Joanna Concejo, 2008
€ 18 | Acquistalo su Topishop

Una finestra. Una sedia. Un macina caffè. Un personaggio grigio che non è nessuno e che ogni sera, in silenzio, fabbrica stelle vere.

Il Signor Nessuno è voltato di spalle, davanti alla finestra e guarda oltre il davanzale. Un guardare lungo, che somiglia all’attesa e che con gli occhi del pensiero va lontano. La sensazione è di sospensione. È l’alba e, a quell’ora, chi non è sveglio, sogna. Scrive Roger Callois: «L’apparizione è lo strumento del fantastico: ciò che non può accadere e che tuttavia si produce, in un punto e in un istante precisi, nel cuore di un universo perfettamente sondato e dal quale si credeva bandito per sempre il mistero. Tutto appare come ogni giorno: tranquillo, banale, senza nulla di insolito, ed ecco che lentamente si insinua, o all’improvviso erompe, l’inammissibile.» Sulle pagine de Il Signor Nessuno accade esattamente questo.

Da Stelle, aria e nessuno, di Giulia Mirandola, Catalogone 2008

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Favole

Esopo e Simone Rea
Favole, 2012
€ 20 | Acquistalo su Topishop

Un po' leoni, un po' asini, un po' formiche, un po' galline, un po' gatti, un po' zanzare, un po' volpi, un po' ratti. Animali o esseri umani? Giungono dalla Grecia del VI secolo a.C. e parlano in greco antico.

Giunte a noi da un'epoca, un luogo, un alfabeto, lontanissimi, la Grecia del VI secolo a.C. e il greco antico, le Favole di Esopo trattano di animali simili a noi e di un tempo contenuto e contenibile nel nostro 2012. Ciò le rende universali e le accomuna alla famiglia dei racconti di fiaba e a quelli mitologici. Come spiegarsi, diversamente, l'adesione di certi caratteri e maschere umane a taluni anfibi o felini o insetti o roditori o marsupiali? Non c'è passaggio, nelle tavole di Simone Rea, in cui animali e umani smettano il gioco di ri-guardarsi.

Da Ma l'anima era sempre anima di bestie, di Giulia Mirandola, Catalogone 2012

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La cìtila

Lorenza Natarella
La cìtila, 2013
€ 16 | Acquistalo su Topishop

La Cìtila è la storia di un coming of age – quello della Lorenza bambina, che passa dall'infanzia alla "pre-pre-adolescenza" – ed è la testimonianza di un secondo approdo, l'esordio convincente di una giovane autrice completa. La Cìtila presenta uno spassoso universo di aneddoti e personaggi, e un efficace scorcio sulla vita interiore della protagonista. È una mitologia familiare e personale ricca di humour, ritmo, inventiva. Presenta tutti gli elementi più originali e riconoscibili dello stile di Natarella: il tratto "sporco" e spigoloso, la costruzione dinamica delle tavole, e soprattutto la voce che è già la sua firma: acuta, perentoria e insieme disinvolta, contaminata col dialetto quanto coi linguaggi tecnici, capace di divertire e commuovere.

Recensione di Daniele Zinni.
 

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E sulle case il cielo

Giusi Quarenghi e Chiara Carrer, 2009
€ 15 | Acquistalo su Topishop

Uno scavo profondo sotto la superficie del corpo e dei pensieri, delle parole e delle visioni. un libro che riconosce alla vita il suo mistero e la sua verità, seguendo il filo continuo dell’esperienza, per dare voce a ciò che accade dentro e fuori da sé. 

E sulle case il cielo è una raccolta di 36 poesie, scritte seguendo il carattere mutevole delle stagioni. Sul frontespizio, una citazione richiama l’attenzione del lettore: «Perché i versi non sono, come si crede, sentimenti, sono esperienze.». È un messaggio di Rainer Maria Rilke, che il libro di Giusi Quarenghi e Chiara Carrer fa proprio. Di qui, la lettura di testi e immagini rilancia a ogni passo alcune domande: che cos’è la poesia? cosa non è? cosa sono i sentimenti? come avviene un’esperienza? E sulle case il cielo dilata lo spazio della lettura a una più estesa esperienza di ascolto, oralità e movimento, intrecciandosi con la musica, il canto e la danza.

Da Abitare la poesia, di Giulia Mirandola,
Catalogone 2008

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Vorrei avere

di Giovanna Zoboli e Simona Mulazzani, 2010
€ 16 | Acquistalo su Topishop

Vorrei avere non nomina mai la bellezza, ma è a essa che tende chi recita questo libro-preghiera. La sua lettura rivela che se il pensiero è laico, la natura no. Lei è sacra.

Vorrei avere interloquisce con la natura a un livello universale, rivolgendosi alle bestie, agli alberi, al cielo, al mare. Se il testo parla al singolare, dietro ogni pagina dobbiamo immaginare la voce di molti bambini, attratti dall'aspirazione a diventare come certi animali. Testo e figure plasmano desideri dello spirito. Gli animali di cui si parla hanno corpo, anima e cervello. Si vorrebbe rubare loro la coda, la corsa, la malinconia, l’allegria, i pensieri, lo sguardo. Tornano in mente alcuni versi del Libro di Giobbe: «Ma domanda alle bestie t’insegneranno. E agli uccelli del cielo ti spiegheranno. Gli strisciaperterra ti schiariranno. I pesci del mare t’informeranno».

Da Un canto di animali, di Giulia Mirandola, Catalogone 2010

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Gli altri

Susanna Mattiangeli e Cristina Sitja Rubio
Gli altri, 2014
€ 20 | Acquistalo su Topishop

Il punto di vista del testo e delle prospettive aperte dalle illustrazioni, sono il tratto più particolare e ben riuscito dell'albo. Acquerelli veloci e trasparenti si sovrappongono a tinte vivaci. Gli altri sono quelli venuti prima di noi, ma anche quelli che verranno: un invito ad ampliare lo sguardo, aprirlo a una prospettiva storica, globale, una visione d'insieme che tenga conto delle particolarità di ognuno. L'ampiezza e i rovesciamenti continui del punto di vista parlano di qualcosa di magnifico e universale: l'incontro con gli altri, la scoperta e l'avventura della diversità. La consapevolezza che ognuno ha i propri pensieri, e fa le cose a modo proprio. Aspetto tra l'altro che si ritrova in molti altri albi dell'editore milanese Topipittori.

Recensione dal blog di Associazione Cartasraccia, 2014.

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Gli uccelli

Germano Zullo e Albertine
Gli uccelli, 2010
€ 15 | Acquistalo su Topishop

Dettagli che cambiano il mondo. Una storia d’amore, che insegna a costruire ponti tra sé e gli altri, anche quando la strada sembra interrotta dalle differenze. 

I personaggi di questa storia non parlano la stessa lingua. Gli uccelli non usano l’idioma degli umani e gli umani non cantano al modo degli uccelli. Eppure una via per intendersi la troveranno. Al silenzio e all’ascolto non si arriva “saputi”, ci si educa, al fine, paradossalmente, di parlarsi di più e meglio. La convivenza pacifica tra diversi si costruisce a partire dalla costruzione di un linguaggio comune.

Da Un minuscolo dettaglio, di Giulia Mirandola, Catalogone 2010

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Quadri, quadretti e animali

di Marta Sironi e Guido Scarabottolo, 2012
€ 12 | Acquistalo su Topishop

Quadri, quadretti e animali, di Guido Scarabottolo e Marta Sironi, inaugura la nuova collana Topipittori dedicata all'arte. Si chiama PIPPO, acronimo di PIccola Pinacoteca POrtatile. «Ci pensavamo da tempo, a una collana sull'arte. Riguardo alle immagini, non ci piaceva l'idea di ricorrere a riproduzioni fotografiche», spiegano i Topipittori. «Riguardo ai testi, non ci piaceva l'idea di un taglio troppo didattico: per questo ci sono i libri di scuola. Invece ci piaceva l'idea di un libro ibrido: fra il grande gioco e la cosa molto seria. E soprattutto ci piaceva l'idea di un libro su una cosa bella che è l'arte, che fosse anche lui bello.» Il “grande gioco” è qui grande parco del leggere, del disegnare, del guardare, del colorare, del comunicare, del ripetere, dell'inventare, del dimenticare, del ricordare, dell'improvvisare, del preparare, del trovare, del segnare, del cancellare, dell'essere. In ogni momento della lettura, questo spazio di creazione, lo si attraversa con le matite in pugno.

Da Cose del vento che cambia,  di Giulia Mirandola,
  Catalogone 2013

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Zoo segreto

di Giovanna Zoboli e Francesca Bazzurro, 2004
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A bordo di scarpette rosse, una bambina di nome Angelica ascolta i suoni della sua mente, esplora la materia delle emozioni, si guarda dentro.

Zoo segreto è un libro sull’andamento del pensiero. La protagonista è una bambina in viaggio, è di colore rosso, si sposta senza accompagnatori. In tutto è diversa da ciò che la circonda. Tinta e aspetto fisico la distinguono dal nero e bianco degli altri personaggi e le permettono di spiccare in ciò che mostra di saper fare e saper pensare.
Il lettore ne indaga il peregrinare, si mette in ascolto. Il gesto che Angelica compie in copertina – l’indice teso davanti alle labbra e lo sguardo dritto al suo interlocutore, un cavalluccio marino – è un’esplicita richiesta di attenzione e il presupposto per concentrarsi su ciò che si sta facendo, cioè leggere, ascoltando.

Da La forma dei pensieri, di Giulia Mirandola, 
Catalogone 2007


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